Crisi finanziaria degli enti locali, controlli sulla regolarità dei conti pubblici, livelli essenziali delle prestazioni e fabbisogni standard, prospettive legate al PNRR: questi i temi che hanno animato il dibattito che si è tenuto nella mattina del 20 settembre nella Sala Giubileo dell’Università Lumsa. L’incontro, denominato “Contabilità, finanza e sviluppo degli enti territoriali: prospettive e sfide” è stata l’occasione per discutere di una sede di alcuni dei temi più sensibili e urgenti che stanno interessando il mondo della finanza locale.
L’evento, che ha visto la partecipazione di importanti economisti, esperti e attori del mondo accademico e delle istituzioni centrali, è stata anche l’occasione per presentare due importanti progetti che Lumsa e Centro Studi Enti Locali stanno avviando congiuntamente: dei corsi di alta formazione in settori chiave per la Pubblica Amministrazione e l’imminente avvio del progetto dell’Osservatorio Contabilità, Finanza e Sviluppo Sostenibile degli Enti Territoriali – Osservatorio CoFiSSET.
“Abbiamo trovato in questa università considerazione, spazio e voglia di costruire qualcosa. Oggi – ha detto Nicola Tonveronachi, AD di Centro Studi Enti Locali – inizia un percorso insieme, che prova a portare una proposta di studio, di dialogo, di confronto, di analisi, di rielaborazione dei dati e di coraggio di esporli. Riteniamo che questo possa essere uno spazio, elemento di confronto, di mettere a disposizione del sistema”.
Silvia Testarmata, Professoressa Associata di Economia aziendale dell’Università Lumsa ha evidenziato come l’ateneo intenda “offrire, attraverso questa collaborazione, degli spunti alla società sulle tematiche della contabilità, finanza e management degli enti territoriali. La proposta dell’Osservatorio – ha detto ancora la professoressa dell’ateneo romano – nasce dalla volontà di promuovere la ricerca scientifica sulla gestione finanziaria degli enti territoriali e stimolare la collaborazione tra i vari stakeholder per affrontare le sfide che le amministrazioni locali dovranno affrontare in futuro in materia di finanza e contabilità pubblica”.
Nel corso del suo intervento Antonio Colaianni, che guida la Direzione centrale per la Finanza Locale del Ministero dell’Interno, ha enfatizzato la necessità di rispondere al “difetto di formazione del personale degli enti locali”, bisogno reso ancora più urgente dal fatto che siamo in un “momento storico in cui la legge delega del Tuel (NdR. Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali) prevede di rivedere in toto l’organizzazione degli enti locali”.
Il Direttore ha espresso alcune perplessità sullo strumento delle risorse a fondo perduto, definito estremamente rischioso. “Gli strumenti finanziari – ha detto Colaianni – devono avere una logica, improntata ai servizi ai cittadini, così da creare un circolo virtuoso”.
Francesco Petronio – Presidente della Sezione Autonomie della Corte dei conti, ha messo l’accento sul fatto che “nello scenario di finanza pubblica generale, caratterizzato da un contesto di crisi, che ha portato all’intervento dello Stato centrale, in questo periodo ci si è allontanati dal principio autonomistico”. L’esponente della magistratura contabile ha anche evidenziato come tendenzialmente, nelle amministrazioni locali, le spese di minor impatto vadano via via vanno realizzandosi, mentre i progetti più ambiziosi tendano a incontrare non pochi ostacoli.
Secondo Calogero Di Liberto, esperto di bilancio e ordinamento contabile che fa parte del gruppo di lavoro di Centro Studi Enti Locali, gli interventi legislativi che si sono accavallati nel tempo nel tentativo di affrontare il tema delle criticità finanziarie degli enti locali “avevano tutti un problema di fondo: la mancanza di visione strategica. Uno degli ultimi decreti di aggiornamento ai principi contabili ha introdotto una serie di paletti, in termini di scadenze, che guidano gli enti locali nell’approvazione del bilancio di previsione. Si è introdotto lo strumento del silenzio assenso, ad esempio. Ma siamo sicuri che il problema della mancata approvazione dei bilanci di previsione sia la mancanza di collaborazioni tra uffici? O che sia soltanto quella? Perché la nostra percezione è che spesso non si approvino perché si fa fatica a garantire gli equilibri finanziari”.
“Quando il comune dichiara il dissesto – ha osservato Dario De Santis, Componente Commissione ODCEC Sistemi contabili e revisione enti pubblici Roma – c’è una destabilizzazione della struttura. C’è la difficoltà di mettere nuove risorse umane nella struttura. Una gestione che è sostanzialmente precaria. Nell’ambito dello svolgimento dei miei incarichi di revisione, mi sono reso conto che il ruolo tecnico all’interno di un comune che affronta il dissesto è quello del mediatore”.
Francesco Porcelli, Professore associato di Economia Politica presso l’Università di Bari, ha richiamato, nel corso del suo intervento, una recente sentenza della Corte costituzionale che ha imposto una revisione del mondo in cui queste risorse sono erogate. “Dove c’è il vincolo di destinazione, con la definizione dei LEP – ha detto il prof. Porcelli – tali risorse devono rimanere in capo al comune e in caso di mancanza di raggiungimento di un obiettivo deve essere nominato un commissario. È in atto un processo di riequilibrio delle risorse”.
Andrea Mazzillo – Dottore Commercialista, Economista esperto di finanza locale ha, dal canto suo, acceso un piccolo faro sulle prospettive per gli enti locali connesse all’attuazione del PNRR. “Oggi si parla tanto di risorse, ma ci dobbiamo rendere conto di dove queste ricadano. Invito quindi a ragionare anche sul tema della perequazione infrastrutturale. Il trend dell’occupazione recentemente è migliorato, così come i dati sul PIL. Su questo pesa molto la scelta della BCE. Ma qual è la misura più importante che ha consentito di arrivarci? Il PNRR. Ove la sua attuazione dovesse subire una battuta d’arresto, il rischio è che si arresti, di conseguenza, anche il PIL. La Corte dei conti – ha detto ancora l’economista – ha effettuato un’indagine sull’ultima relazione del Governo, rilevando delle criticità. C’è il rischio che alcune misure recentemente introdotte possano minare uno dei pilastri del PNRR, ovvero la ripartizione territoriale per le aree più svamtaggiate del Paese. In questo un ruolo fondamentale potrà essere svolto dagli organi di controllo e dalle stesse autonomie locali”.